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Kitenge
Ardire e raffinatezza caratterizzano il kitenge, tessuto che sorprende per l’accostamento talvolta azzardato dei colori quasi sempre vivacissimi e per l’eleganza del disegno.E’ stampato a cera secondo il procedimento della “tintura con riserve” usato dagli indonesiani per i batik: si impregna il tessuto di tintura proteggendone alcune parti per ottenere i motivi e le forme voluti. Questa tecnica, nota agli africani col nome di wax print, è da loro molto apprezzata perchè dà al tessuto un’apparenza artigianale di grande effetto assicurando però la tenuta delle tinte. Usato come indumento, il kitenge è molto diffuso nell’Africa Orientale. E’ una striscia di cotone rettangolare, più spessa del kanga e con trama più fitta, che viene drappeggiata sapientemente attorno ai fianchi o al busto a formare un abito o una gonna oppure avvolta attorno alla testa come un turbante. Per la sua straordinaria varietà di disegni e di colori è utilizzato non solo nell’abbigliamento ma anche come tessuto d’arredo. __________________________________________
Both audacity and refinement characterize the kitenge, a fabric that through the surprisingly bold wax according to the "tie-dye" technique, used by Indonesian for ‘ batik’: impregnating the fabric of dye and protecting some parts in order to get the required patterns and shapes. This technique, known by the name of wax print, is much appreciated by the Africans because it gives the fabric a craftwork appearance capable of achieving a great visual impact whilst ensuring at the same time a good fixing of colours. Used as a garment proper, the kitenge is widespread in East Africa. It is a rectangular strip of cotton, thicker and more dense in texture than kanga, can be draped around the hips or bust in the shape of a skirt or of a dress or wrapped around the head in the shape of a turban. Because of its extraordinary variety of patterns and colours kitenge is used not only for clothing but also as a furnishing fabric.
Kanga
Più che un tessuto è un mezzo di comunicazione. Da quasi due secoli il kanga, coloratissimo telo di cotone e contenitore di idee ed emozioni, dialoga con i popoli dell’Africa Orientale servendosi del linguaggio delle forme e dei colori. I messaggi scritti vennero dopo; sarebbero state le industrie tessili tanzaniane, attorno alla metà del secolo scorso, ad inventare questa singolare forma di comunicazione destinata a riscuotere grande successo per battere in originalità gli altri produttori. Secondo altre fonti fu invece il famoso commerciante di Mombasa, Kaderdina Hajee Essak, ad adottare per primo il linguaggio del messaggio stampato sul tessuto. Anche il nome kanga venne dopo; inizialmente i teli si chiamavano leso dal portoghese lenço, ossia fazzoletto quadrato introdotto appunto in Africa dai mercanti portoghesi. Gli africani tagliarono e assemblarono questi fazzoletti per creare disegni più eleganti e personalizzati. Le prime composizioni furono arricchite da una fascia esterna con puntini bianchi su sfondo scuro, un motivo che richiamava il piumaggio maculato della faraona di Guinea che in kiswahili si dice appunto kanga. Le successive rielaborazioni hanno nel tempo impreziosito i kanga fino a farne talvolta vere e proprie opere d’arte. __________________________________________
On top of being a fabric, kanga is primarily a language, a mean of communication intended to convey messages. For almost two centuries the kanga, a colourful cotton towel and a mean for promoting ideas and emotions, was able to exploit the language of shapes and colours to establish a dialogue between the people of East Africa. Written messages were introduced later. It was up to the Tanzanian textile industries, around the middle of the last century, to create and exploit this unique form of total communication that, beating for its originality other industries, acquired a huge success. According to other sources of information, it was the famous merchant of Mombasa, Kaderdina Hajee Essak, who first introduced the language of messages and printed them on the fabric. Moreover, the kanga name was adopted quite later. Initially, that kind of fabric was called ‘leso’ after the Portuguese ‘lenço’, the square handkerchief actually introduced in Africa by Portuguese merchants. Africans started to cut and assemble the handkerchiefs in order to create the most elegant and unique patterns and designs. The first compositions were enriched by an external band with white dots on a dark background, a motif that recalled the spotted plumage of the Guinea fowl which is called, in Kiswahili, precisely ‘kanga’. Due to all the subsequent experimental research work over patterns, shapes and forms it can be said that kangas have, in most cases, achieved the actual status of works of art.
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